di Rocco Donato Alberti

Ciao a tutti e ben ritrovati dopo la lunga pausa estiva. Quanti di noi hanno approfittato della brezza marina o del tepore del sole di montagna per leggere?
Io, a fatica, ce l’ho fatta!


Oggi voglio presentarvi la mia impressione, il mio modesto contributo, dopo aver letto “Il Petrolio di Alarico” del compianto Rocco Donato Alberti.
Una premessa è d’obbligo. L’autore, deceduto prematuramente, non è riuscito a vedere con i propri occhi il lavoro finito, ma è riuscito a farlo ugualmente con gli occhi della sorella, Roberta. Occhi innamorati, occhi di passione, occhi che hanno smesso di piangere e hanno consentito all’autore di guardare da lassù, la crescita di un piccolo-grande sogno.

Inizierei con il dire che il romanzo è scritto molto bene. Preciso, ordinato, mai pesante nella sintassi e corretto nella punteggiatura. Anche la copertina gioca il suo ruolo.
Inquietante? Forse, ma con uno sguardo di speranza tanto attuale in questo momento storico che ha stravolto tutte le nostre abitudini.


Il lavoro è ambientato nella Lucania dei nostri giorni. Una terra tanto bella e dalle potenzialità ancora inespresse. Una terrà che affaccia su due mari e vanta tramonti struggenti sul golfo di Policastro, la natura incontaminata delle Dolomiti lucane e tanta storia e tradizioni tipiche delle regioni meridionali italiane.


La Basilicata è anche petrolio. L’oro nero della Val d’Agri è il fulcro dove s’intrecciano le storie del romanzo in una nazione dilaniata da lotte interne e malattie inspiegabili.


Il rivoluzionario Lello è tra i protagonisti di questa vicenda che deve interagire, spesso scontrarsi, con gli appartenenti alla società di oggi, spesso poco attenta alle esigenze ambientali e politiche.

È disegnata una società distratta dal presente e spaventata dall’incertezza del futuro, dove altri protagonisti vivono la propria storia accecati dal proprio ego e privi di una coscienza critica.


Poi c’è Chiara. Una donna forte che si prende carico di un peso enorme, il peso di madre Terra che ha smesso di essere generosa con i suoi figli e presenta il “ conto” mettendo con le spalle al muro l’uomo e le sue responsabilità.

In tutto questo cosa c’entra Alarico? Quale eredità ha lasciato alla Lucania il re dei Visigoti nella sua improvvisa morte sulle rive del Busento?
Il mio consiglio è quello di leggere il romanzo con la giusta attenzione che si dedica alle belle opere. Leggere questo romanzo “profetico” che è un forte ammonimento nei confronti dell’umanità, ma che lascia spazio alla speranza, alla vita, alla pioggia ristoratrice.
Buona lettura!

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