Un passionale, un sognatore, un pragmatico. Questi, o forse tanti altri, sono gli aggettivi che ci vengono in mente se pensiamo al protagonista di oggi.
Claudio Raspollini, toscano, insegnante in pensione, ex amministratore della sua Scandicci. Un uomo che ha una grande passione: la poesia. Partiamo proprio da qui, cerchiamo di conoscerlo da vicino per capire cosa farà da grande.
-Ciao Claudio, iniziamo subito dalla tua passione: la poesia. Tra le numerose pubblicazioni, ci diresti quella che tu reputi più bella?
Domandare qual è la pubblicazione più bella è come chiedere ad un padre qual è il figlio più bello, tutte hanno qualcosa di particolare che le rendono belle. Diciamo che quella che più mi è cara per motivi diversi è “Istantanee” pubblicata dalla Porto Seguro editore, anche perché in quella raccolta ho cercato di scattare delle foto alle persone, alle cose, alle sensazioni come a voler dimostrare che con la poesia si può fare la fotografia cogliendo l’essenza nascosta in ognuno di noi e dentro tutto ciò che ci circonda.
-Quella che è piaciuta di più?
Quella che mi è piaciuta di più è “Coriandoli e cigni” pubblicata dalla CTL editore, perché è nata da un lavoro fatto con una classe 4 del liceo artistico di Firenze, quando ancora l’esame di stato per loro si svolgeva in quarta, analizzammo il libro Biblico di Osea, loro lessero e illustrarono le mie poesie ispirate al libro, poi portarono poesie e disegni all’esame di stato e vennero interrogati su quello che insieme avevamo fatto, fu una notevole soddisfazione come poeta e insegnante.
-Come hai “ modificato” l’ispirazione nel tempo? C’è qualche elemento che ti ha segnato che riporti nelle tue opere?
Senz’altro si è modificata la mia ricerca della musicalità nei miei versi, l’attenzione alle parole all’uso che ne faccio nelle poesie, alla metafora ed alle similitudini. C’è in me una ricerca appassionata e attenta a ciò che accade in me, intorno a me, nella società nelle cose di tutti i giorni, perché sento profondamente il dovere come poeta di essere il sale della terra, di raccontare ciò che accade d’ingiusto e di bello affinché si apra gli occhi su di una società sempre più ingiusta e sempre più lontana dai valori di libertà accoglienza giustizia sociale.
-Scrivi per il piacere di scrivere o per il gusto di essere letto?
Scrivo per il piacere di scrivere, certo se si è letti la cosa diventa più interessante, l’importante è essere testimone di ciò che viviamo, il tempo farà emergere il vero di me, intanto io scrivo per soddisfare l’esigenza della mia anima di dar voce alle voci inascoltate degli uomini della natura di ciò che fa parte inequivocabilmente del nostro mondo.
-Come sono state le tue esperienze con le case editrici?
Le mie esperienze con le case editrici sono state deludenti, ti leggono e ti fanno una proposta di edizione in cui devi pagare anche somme rilevanti per poter pubblicare. Inoltre non ti distribuiscono, non ti fanno réclame hanno già ottenuto il loro scopo, il libro è stato pagato. Non scommettono su di te sulle tue capacità sul tuo essere spesso un professionista della scrittura, si vedono libri che non valgono minimamente dal punto di vista culturale e contenutistico, ma vendono perché sono scritti da attori, calciatori influencer. Le grandi case editrici non ti leggono e non ti rispondono, mi sento come una città sepolta che attende gli archeologi perché sia scoperta, gli archeologi invece vanno a scavare tra i rifiuti accontentandosi dell’ovvietà senza valore. Aspettiamo.
-Ctl cosa ha in più?
L’attenzione al particolare, la cura nei dettagli la volontà di essere vicini all’autore inoltre non ti chiede un pagamento per la pubblicazione, diciamo che ti coccola e accompagna.
-Hai qualche cosa nel cassetto che presto vedremo?
-Se si, ci puoi anticipare qualcosa?
Ho terminato un romanzo dal Titolo “Cuore di Farfalla” che parla di una casa d’accoglienza per bambini malati oncologici, che vogliono far chiudere per interessi, di un ex carcerato tossico che lotta per lasciarla aperta e di un diacono che la dirige il quale non si arrende davanti a nulla, è tratto da una storia vera ed è ambientato a Boston.
Inoltre sto lavorando ad un poema che spero di finire presto è un poema che affronta i temi della società di oggi, una società come viene definita, liquida in cui l’essere umano affoga e forse occorre lanciare un salvagente, parla anche della pandemia, della solitudine e dell’amore, ma di questo non vi dico il titolo è una sfida poetica.
-Torniamo a parlare di te: cosa ti è rimasto dell’esperienza come assessore?
La consapevolezza delle mie capacità l’entusiasmo di servire il bene comune e la certezza profonda che non sempre le persone valide, capaci occupano i posti che dovrebbero occupare, spesso è l’indecisione e il tentennamento, il soddisfare le esigenze momentanee che dominano la scena politica di oggi, il tutto e subito non paga non conduce da nessuna parte.
-Cosa invece ricordi con maggiore affetto nel tuo periodo di insegnante?
Il rapporto con gli studenti la capacità dei giovani di ascoltare e al tempo stesso di dare, con loro la mia vita è cambiata grazie a loro sono cresciuto anch’io sono maturato, come del resto sono cresciuti e maturati anche loro. I ragazzi non sono involucri vuoti da riempire sono mondi d’idee capacità sogni che hanno bisogno di una guida che li accompagni gli sia vicino, nel rispetto profondo di loro stessi. Poi sono generosi da loro se abbiamo l’umiltà di ascoltarli s’impara molto.
-Cosa farai da “grande”?
Da Grande ho intenzione di scrivere un libro di fantascienza, mettere in ponte dei lavori teatrali e cinematografici sono molte le idee che ho per sceneggiature, magari una serie su Netflix.
-Spazio aperto: concludi tu.
Ci sono quattro città su cui vorrei scrivere e visitare, Parigi, Pechino, Tokyo e New York spero di poterlo fare in modo da raccontarvi con le mie poesie questa esperienza, perché proprio queste città vi chiederete, Parigi per il romanticismo, la passione, il lungo Senna e l’aria che si respira, New York perché è la capitale dell’occidente, luogo pieno di contrasti e opportunità contraddizione tecnologia e povertà. Tokyo perché la considero la capitale della spiritualità orientale ricca di tradizione , Pechino perché raccoglie l’antico e il moderno, il capitalismo e il proletariato confuso insieme. Diciamo che nell’orizzonte della mia vita c’è lo scrivere di viaggi e avventure che conducono irrimediabilmente alla scoperta di se stessi.
Grazie dell’opportunità che la CTL edizioni mi ha concesso per poter esternare il mio pensiero.